lunedì 22 settembre 2008

Scuole private italiane: le peggiori d'Europa.

Dal sito http://www.retescuole.net
LE SCUOLE PRIVATE ITALIANE U L T I M E IN EUROPA!!! di dantedinanni

La scuola privata italiana è la peggiore d'Europa. Ma non solo. E' anche una delle ultime al mondo.
In Italia, sulle scuole non statali, da alcuni anni a questa parte si confrontano due opposte idee (pro e contro il finanziamento pubblico). I favorevoli ritengono che il ruolo (e il conseguente trasferimento di fondi pubblici) delle scuole private sia indispensabile per fare crescere l'intero sistema scolastico nazionale. I contrari pensano e sostengono che il trasferimento diretto di risorse pubbliche alle scuole non statali sia incostituzionale. Ma intanto arriva l'impietoso giudizio dell'indagine OCSE-PISA (Programme for International Student Assessment) 2007, che boccia gli istituti privati senza appello.

Il report internazionale sulle competenze dei quindicenni nelle cosiddette literacy relative alla Lettura, alle competenze in Matematica e scientifiche certifica, in Italia, la maggiore qualità del pubblico sul privato. In poche parole, il pur deludente quadro emerso dalla comparazione internazionale dei quindicenni italiani con i coetanei di altri 56 stati sparsi nei 5 continenti, pubblicato quelche tempo fa, si accentua se si prendono in considerazione i risultati delle sole scuole private.

L'Italia è uno dei pochi paesi occidentali e industrializzati dove gli adolescenti della scuola pubblica risultano "più" attrezzati dei compagni delle private. I numeri parlano chiaro e non lasciano spazio a troppi dubbi. Degli oltre 21 mila quindicenni presi in considerazione, il 4 per cento, al momento dell'indagine, era iscritto in istituti privati. Il divario emerso nella Matematica è pari a 11 punti: 462 per gli adolescenti delle scuole statali e 451 per i compagni iscritti nelle classi delle scuole private. Distanza che diventa ancora più imbarazzante se si prende in considerazione le Scienze in genere: 476 contro 462. Solo in quella riguardante la Lettura (comprensione e produzione di testi scritti) il divario è minimo (appena 3 punti), pur sempre a favore degli studenti che affollano le scuole pubbliche.

Ma è il confronto internazionale a fare emergere una realtà ancora poco conosciuta e soprattutto, misurata. Tra le 48 nazioni di cui l'OCSE ha pubblicato i risultati disaggregati (pubblico/privato), in Matematica, l'Italia viene sopravanzata da nazioni come Uruguay e Israele e precede di appena un punto il Cile.
Facendo sempre riferimento ai risultati dei soli alunni che frequentano le scuole private il nostro paese si colloca fra gli ultimissimi posti anche per le competenze in Lettura e nelle Scienze dove paesi come l'Azerbaijan e la Giordania, a giudicare dai risultati dei propri alunni, mostrano scuole private più competitive della blasonata Italia.
E se nella maggior parte dei paesi del mondo nel complesso le scuole private innalzano la qualità dell'intero sistema scolastico lo stesso non può dirsi per il nostro paese dove quel 4 per cento di studenti, sulle conoscenze scientifiche ad esempio, contribuisce ad abbassare il livello italiano già di per sé preoccupante. Solo a titolo di esempio, in Germania gli studenti delle private ottengono in Matematica quasi 40 punti in più dei compagni delle statali. Stesso discorso per il Regno Unito dove il distacco passa addirittura a 75 punti o in Spagna: più 25 punti a favore degli alunni delle private.

Il 2 ottobre il primo Consiglio di Istituto del nuovo anno scolastico

Si svolgerà giovedì 2 ottobre, alle 17,30, la prima seduta del Consiglio di Istituto del nuovo anno scolastico.
All'ordine del giorno:
la revisione del Regolamento di Istituto;
il Patto di Corresponsabilità;
le prossime elezioni per il rinnovo degli Organi Collegiali;
i risultati finali dei corsi di recupero.

Si ricorda che la seduta è pubblica (ma non è prevista la possibilità di intervenire).

Torino si mobilita contro la distruzione della scuola pubblica!

Mozione approvata dall'assemblea generale
insegnanti-genitori di Torino e provincia, 17 settembre 2008

L'assemblea generale degli insegnanti e dei genitori di Torino e provincia si è riunita su iniziativa del « Coordinamento genitori » e del « Manifesto dei 500 » il 17 settembre.
Erano presenti più di 400 insegnanti e genitori di 85 scuole.
Alla assemblea hanno partecipato anche i dirigenti provinciali di CGIL-CISL e UIL che il giorno prima avevano promosso un'altra affollata assemblea che aveva visto la partecipazione di 400 delegati RSU, militanti sindacali e insegnanti.
Il successo di queste due assemblee, come la mobilitazione che si sta moltiplicando dal nord al sud del Paese, esprime senza alcun dubbio una volontà precisa: fare qualcosa subito, nell'unità di tutti gli insegnanti, le organizzazioni sindacali, i genitori e più in generale i cittadini per il ritiro immediato dei provvedimenti varati e in preparazione da parte del ministro Gelmini e del governo.
Noi siamo coscienti che si tratta di un attacco come non si era mai visto nella storia della Repubblica, un attacco che va dalla scuola dell'infanzia all'università e conduce a rimettere in causa la scuola pubblica statale, la sua unità su tutto il territorio, i diritti di uguaglianza e libertà sanciti nella nostra Costituzione. Siamo coscienti che questo sarebbe un colpo molto duro all'unità stessa
del Paese.
Siamo coscienti, come è stato detto da più interventi, che ad un simile attacco bisogna contrapporre subito una forza più grande, unita, di tutte le organizzazioni sindacali, di tutti gli insegnanti e i genitori, di tutti i cittadini..
Per questo, al termine della nostra discussione, prendiamo prima di tutto posizione per:
- il ritiro di tutti i tagli;
- il ritiro del « maestro unico » e dei progetti annunciati per le medie e le superiori;
- il ritiro della proposta di legge Aprea;
- la difesa e la riconquista di un vero Tempo Pieno con 2 insegnanti titolari ogni classe richiesta e
della titolarità precisa di 3 insegnanti ogni Modulo.
Su questa base decidiamo di:
- aderire alla manifestazione provinciale convocata a Torino da CGIL-CISL-UIL per il 4 ottobre, preparandola fin d'ora nelle nostre scuole e nei nostri luoghi di lavoro;
- rispondere positivamente all'appello lanciato da CGIL-CISL-UIL di Torino di costituire comitati in ogni scuola per informare la popolazione e preparare lo sciopero;
- rispondere alla propaganda demagogica del governo e del ministro diffondendo il materiale che spiega i provvedimenti del governo, davanti alle scuole, nei luoghi di lavoro, tra i conoscenti, organizzando e partecipando ad assemblee e riunioni, votando mozioni per il ritiro dei provvedimenti e per lo sciopero
- partecipare in massa, con i delegati di ogni scuola, all'assemblea indetta da CGIL-CISL-UIL il 25 settembre (ore 17, scuola « Ada Negri », via A. Negri angolo via Gorizia)
- rivolgerci alle segreterie nazionali dei sindacati perchè proclamino subito lo sciopero generale nazionale unito, in un unica data, e lo organizzino in tutta Italia.
Come insegnanti siamo pronti ad aderire in massa e ad aiutare la costruzione del successo di questo sciopero. Come genitori siamo pronti a sostenere questo sciopero perchè sappiamo che i disagi di oggi non sono nulla in confronto a ciò che si prepara per domani e che l'unità della popolazione è fondamentale per difendere la scuola pubblica statale.
Nulla potrà impedire il successo dello sciopero se sarà organizzato bene e nell'unità;
- inviare alcuni delegati all'assemblea nazionale delle scuole che si riunirà a Roma il 28 settembre per discutere le forme per unire la mobilitazione su scala nazionale.
Approvata dai 400 presenti, con 4 contrari e 3 astenuti.

venerdì 5 settembre 2008

Anche se "non ci siamo più", possiamo assistere inerti alla distruzione della scuola elementare pubblica italiana?

Riceviamo e pubblichiamo:

La domanda non è retorica: come genitori impegnati nella scuola, ma soprattutto come cittadini di questo paese, abbiamo il dovere di essere attenti, di capire cosa accade, di difendere i valori comuni.

Ed allora non possiamo rimanere nè indifferenti nè inerti di fronte all'attacco che i ministri Tremonti e Gelmini portano alla scuola pubblica italiana con il decreto legge n.137 del 1° settembre 2008.

Che è pieno di tante cosine che sembrano graziose, che evocano anche cose antiche e piacevoli, un po' gozzaniane ed un po' deamicisiane...i voti come una volta, il maestro di Vigevano, la maestrina dalla penna rossa...la scuola solo al mattino...che bello, ci manca solo il buon Garrone...

Già, ma in realtà questi articoli sembrano scritti da Franti, e fanno alla scuola elementare italiana - una delle MlGLIORI in Europa, ad oggi - lo stesso bene che farebbe un sasso lanciato in una vetrata.

E vi spiego perchè per me questo decreto è da avversare.
Sul metodo: ne penso tutto il male possibile. Operare interventi sostanziali sulla scuola per decreto legge, senza neppure ipotizzare un confronto preventivo in Parlamento, è una modalità "autoritaria" che è nel DNA di questo governo, piace molto al popolino che non sopporta più i tempi e le procedure della democrazia, ma io personalmente continuo a ritenere inaccettabile (e penso non cambierò mai idea al riguardo).

Sul merito: c'è un po' di "fuffa" (Cittadinanza e Costituzione in cosa dovrebbe differenziarsi da quanto affrontabile in "Storia ed Educazione Civica"?), un po' di restaurazione che piace anch'essa - tanto - al popolo (il ritorno al voto! che bello! il numero è chiaro, nitido, non come quei giudizi che si fa una fatica terribile a leggere ed interpretare. ..), e, secondo me, la cosa peggiore è il ritorno al maestro unico.
Spacciato, nelle interviste del Ministro, per una scelta ANCHE dal contenuto pedagogico (ove si sostiene la opportunità di tornare al "riferimento unico" per i bambini), è assolutamente evidente che lo scopo primario (e probabilmente unico) è la riduzione dei costi, partendo dal taglio di decine di migliaia di insegnanti ottenuto - da qui al 2012 - con il blocco del turnover, e con la riduzione (art.4) a sole 24 ore di insegnamento settimanale.
Una scuola con meno insegnanti, meno specializzati e con meno ore di lezione per i bambini, è sicuramente una scuola destinata a diventare peggiore: non vedo come potrebbe essere altrimenti, anche se in questo paese ultimamente ci sforziamo oltre ogni logica per credere alle favole.
Il tempo pieno lascerà presumibilmente il posto ad un doposcuola "assistenziale" , svuotato di contenuti: un caro, vecchio parcheggio di bambini.
E' dunque una proposta, a mio avviso, fortemente ideologica e autoritaria: prima ancora di rigettarla, sarebbe opportuno creare un fortissimo movimento (docenti/genitori) che costringa perlomeno il governo a confrontarla con "il resto del paese", anzichè imporla a colpi di decreto: la scuola pubblica appartiene alla storia ed ai cittadini di questo paese, non è cosa privata di chi "legittimamente" governa e usa la legittimità per devastare la legalità, come dice Gustavo Zagrebelsky.


Non dimentichiamo che resta, sullo sfondo a mo' di spada di Damocle, il disegno di legge della deputata Gelmini (presentato quando non era ancora assurta sorprendentemente al trono di Viale Trastevere) che intende proseguire il percorso di privatizzazione delle scuole trasformandole in fondazioni, con la mutazione genetica dei consigli di circolo e di istituto in consigli di amministrazione, con conseguente riduzione ai minimi termini della presenza di genitori e studenti (un po' ce la meritiamo, visto l'uso deprimente che abbiamo fatto degli strumenti di partecipazione conquistati qualche generazione fa ed elegantemente ignorati dalla grandissima maggioranza dei genitori "moderni").

L'idea è davvero brillante: le scuole devono diventare soggetti interamente privati (incontrollabili, liberi dall'orribile "morsa centralista") con i soldi pubblici. E' il nuovo capitalismo codardo che avanza, il liberismo ipocrita: come per la vicenda Alitalia, "Stato" e "pubblico" sono sinonimi di condivisione collettiva delle perdite e dei costi, ma al contempo il potere decisionale si restringe e si concentra sempre più nelle mani di pochi, intoccabili soggetti sordi ad ogni richiamo ed ogni regola che non si concili con gli interessi di casta.

Possiamo davvero accettarlo, e restare ancora ciechi, muti e sordi di fronte a quello che accade?

Grazie per l'attenzione.

Marco Zanette.